16 gennaio 2011

Quando Dio vale meno di un gatto


Mi pongo da alcuni giorni una domanda: ha ancora senso al giorno d’oggi scandalizzarsi?
Secondo lo Zingarelli, il termine significa indignarsi o suscitare indignazione, sconvolgersi, presumendo con ciò che vi sia un principio su cui fondare il proprio comportamento e, di conseguenza, il violarlo è considerato scorretto, sconveniente o maleducato. Ma nella società attuale scandalizzarsi non ha più senso, almeno per i più. Tutto è ormai scandalo e, per una semplice deduzione, nulla, ovviamente, lo è più.
Oggi, si dice, c’è la voglia di trasgredire, ognuno fa quello che crede specialmente per rivendicare una propria personalità, soprattutto tra i più giovani. E così avviene che in una trasmissione televisiva, “Il grande Fratello”, un ragazzo, con tanto di madre che fa la catechista, bestemmi in diretta davanti alle telecamere, ottenendo così il suo minuto di pubblicità.
Come altre volte è capitato per altre trasmissioni, per il concorrente si preparano le valigie per uscire dal gioco, ma ecco il colpo di scena salvifico: sempre in diretta dagli studi Mediaset, il giovane viene assolto, dopo un vivace dibattito, dal giornalista Alfonso Signorini, dalla mamma presente in studio – che ripetiamo è anche catechista - ed ovviamente dal pubblico, con la consacrazione definitiva della Marcuzzi.
Il ragazzo rientra nella Casa perché in fondo non è successo nulla di grave, diciamolo pure, una bestemmia può capitare a tutti di pronunciarla: siamo o no liberi di fare quel che ci pare? Come afferma qualche “illuminato” sociologo, la bestemmia è anche una forma per comunicare il proprio disagio agli altri ed allora vai con la bestemmia, la nuova forma di dialogo tra le persone, tanto Dio forse c’è, ma sicuramente non si vede, almeno con gli occhi.
Ma non è finita qui, anzi se c’è un perdono deve essere per tutti, nessuno escluso, e così per accontentare lo show bussines, un concorrente che lo scorso anno aveva “esternato il proprio disagio” con una simpatica bestemmia, è stato riammesso nella Casa. Bella trovata! In questo modo la parola blasfema è ormai derubricata, non certo come peccato grave per la Chiesa (credo che di ciò nulla importi ai partecipanti al gioco) ma almeno come atto di maleducazione.
Non c’è che dire, un bell’esempio di valori che se ne vanno. Poi ci lamentiamo se sui mezzi pubblici, ad esempio, salgono frotte di ragazzini che strillando e ridendo bestemmiano allegramente. Ma è solo il loro modo di esprimersi, ormai lo sappiamo che lo fanno anche i grandi in televisione e dunque offendere Dio, per un sillogismo un po’ stiracchiato, è una cosa lecita!
Tempo fa salii con mia moglie su di un autobus e ci capitò di riprendere un ragazzino che con i suoi amichetti bestemmiava senza neanche accorgersi di quello che diceva. Morale: non solo il ragazzino ci ha mandati a quel paese, ma altre persone presenti se la sono presa con noi perché eravamo dei bacchettoni. Ancora, per fortuna, non c’era stata la puntata incriminata del Grande Fratello: pensate come ci avrebbe risposto oggi quel ragazzino!
A questo punto sento il dovere di spezzare una lancia a favore di un certo Bigazzi, il quale è stato estromesso da una trasmissione televisiva di successo che si occupa di cucina perché aveva raccontato come in tempo di guerra dalle sue parti si mangiavano i gatti, fornendo anche la ricetta. Subito è scattato lo scandalo di animalisti e di telespettatori infuriati che vedevano già il loro gattino in salmì. Non dico che non fosse giusto, ma nessuno che io sappia si è scandalizzato con pari vigore, salvo parte della stampa cattolica, per la bestemmia in televisione
.
Ma volete mettere sullo stesso piano Dio con il gatto di casa? Non scherziamo, se bestemmiamo Dio è un modo, come abbiamo già accennato, per affermare il proprio disagio, forse per aprire un dialogo con gli altri che altrimenti sarebbe difficile; ma con il gatto la situazione è ben più grave, è un animale e, come tale, ha i suoi diritti inalienabili e va salvaguardata la sua dignità. Chi è un retrogrado come me è avvisato.
(di Antonello Cannarozzo)

Nessun commento: