15 settembre 2010

Un santo descritto da Pasolini


In un'interessante analisi del cattolicesimo dei nostri tempi, Luigi Amicone, direttore di Tempi, riporta alcuni passaggi di una favola di Pasolini pubblicata postuma.

In questo appunto un “affabulatore” racconta «la storia di un intellettuale dall’aria infantile ma un po’ ripugnante. (…) Non obeso ma tondo, gonfio di una carne insana, giallastra, (…) tutto tondo come se fosse fatto di cerchi concentrici, le sopracciglia tonde, gli occhi tondi, le guance tonde, trentacinque anni già cascanti, il mento tondo, la bocca tonda, (…) fronte abbondantemente stempiata, (…) radi capelli chiari – vagamente ascetici, da prete di paese, da avvocato di provincia». A chi corrisponde questo identikit? Chiunque sia questo misterioso intellettuale cattolico, un bel giorno egli viene visitato dal diavolo in persona. L’uomo «non sapeva ancora – all’inizio di questa nostra storia – quale fosse il fine reale della sua vita». Ci pensa Belzebù a rivelarglielo. «Allora, se tu non vuoi dirlo, te lo dirò io: lo scopo della tua vita è il Potere. Chiedimi attraverso che cosa vuoi il Potere e io te lo darò». Al che l’intellettuale sembra reagire dapprima con comicità fantozziana («Se lo dici tu…»), poi, come punto sul vivo, con un deciso: «Voglio raggiungere il Potere attraverso la Santità». Segue cammino di santificazione e abbandono dei beni del mondo. «Visse in pura povertà (presso un convento della città natale, molto frequentato). Cominciò a elaborare un pensiero, che, non essendo affatto eretico, era tuttavia innovatore rispetto alla tradizione ecclesiastica. Si avvicinò moderatamente ai movimenti cattolici di sinistra, proclamando sempre con contrizione e modestia la sua fedeltà al Vaticano. Si precluse ogni contatto sessuale, e l’amore per la donna fu soppiantato dalla castità. Man mano che tutte queste operazioni venivano portate avanti, fino al punto estremo, i sintomi del potere cominciarono a manifestarsi. Intorno al nostro intellettuale santo si cominciò a creare prima un’atmosfera di prestigio, poi di rispetto, poi di profonda e silenziosa venerazione, e infine di un’alta, ispirata aspettativa». La fiaba precipita nel dramma della radicalizzazione «della dissociazione teorica in cui era vissuto preparando la santità». Fede, Speranza e Carità si separano definitivamente. «Ogni forma di innovazione del pensiero religioso si rivelò impensabile al di fuori dell’eresia. Il cattolicesimo di Sinistra si rivelò inconciliabile col Vaticano». E siamo al colpo di scena: «È stato uno Scherzo. Il Diavolo non è una persona, ma una maschera». A manifestarsi, qui, secondo la narrazione pasoliniana, è Dio. Però, la conclusione della fiaba non lascia affatto tranquilli. Invitato dalla «Forza Luminosa» ad andare per la sua strada senza volgere lo sguardo indietro, l’uomo si incammina ma dopo pochi passi cede alla tentazione e si ritrova pietrificato come Lot. E Dio dov’è finito? «La Forza Luminosa era là. Ma non aveva più la faccia di Dio. Aveva la faccia del Diavolo».

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