22 settembre 2010

Ecco perchè il Papa che partiva sconfitto è tornato vincitore da Londra

Quando scrive i suoi articoli Ross Douthat non è certo anti ratzingeriano, anzi. Tuttavia qualcosa vorrà pur dire se, 24 ore dopo il ritorno dal Regno Unito di Benedetto XVI, anche un giornale come il New York Times che per mesi ha picchiato duro contro il Pontefice, ritenuto colpevole di aver coperto innumerevoli preti pedofili quando guidava l’ex Sant’Uffizio, parla di un Papa che “è riuscito a conquistare una folla calda ed entusiasta”. Douthat, giovane commentatore di cose religiose, ha scritto in questi termini del viaggio sulla carta “più difficile” di Papa Ratzinger: “Le proteste contro il Papa nel Regno Unito ci sono state ma sono rimaste un evento collaterale della visita. Così come, alla fine, la minaccia di un attentato terroristico non è riuscita a dominare la scena”. E ancora: “Non c’è dubbio che molti tra i cattolici inglesi non condividono tutti gli insegnamenti che il Papa propone. Eppure andando in migliaia ad ascoltarlo hanno voluto mostrare un dato di fatto che la maggior parte dei detrattori non capisce: tutti i cattolici, e insieme molti inglesi, hanno grande rispetto per il capo della chiesa cattolica, per il Papa. C’è un rispetto di fondo per una personalità importante. E’ questo che è emerso nei quattro giorni appena trascorsi”.

Insomma, anche se non tutti condividevano pienamente la linea papale, l’ateismo aggressivo e militante alla Richard Dawkins e Christopher Hitchens non è riuscito a prevalere in Inghilterra, nel paese divenuto tra i più secolaristi d’Europa. Diceva prima della partenza del viaggio un navigato monsignore della curia romana: “Il Papa, prima d’ogni viaggio, è sempre sconfitto. Poi arriva a destinazione e inizia a guadagnare punti. E così succede ogni volta: s’impone per essere l’opposto di come gli antagonisti lo descrivono e cioè mite e umile”. La mitezza, non a caso, è la cifra che vede in Ratzinger il vaticanista del Times Richard Owen che ieri alla Stampa ha dichiarato: “A ribaltare gli stereotipi e a far cambiare idea all’opinione pubblica inglese è stata la comparsa sulla scena di un personaggio completamente diverso da quello atteso. Un uomo mite, umile, che parla in modo gentile. Riflessioni profonde, proposte a voce bassa. Alla gente poi il Papa ha saputo regalare magia”. Magia? “Sì, l’esordio nel castello scozzese con la Regina è stata una carta vincente della visita. Gli inglesi hanno avvertito il fascino della tradizione unito al prestigio dell’autorità. La magia del papato accanto a quella della Corona. Passo dopo passo, la diffidenza della vigilia è divenuta calore”.
Così, ora dopo ora, il viaggio più difficile del pontificato è divenuto quello di maggior successo. Lo dice al Foglio Massimo Camisasca, per anni vicino a Wojtyla quale portavoce di Cl in Vaticano: “Il viaggio mi ha colpito. Benedetto XVI nel momento più difficile è riuscito a ribaltare i pronostici più nefasti. Forse mi sbaglio: ma dal punto di vista mediatico (e non solo) questo viaggio può rappresentare una svolta del pontificato. Un ribaltamento di prospettiva”.

L’attesa per quanto Ratzinger avrebbe detto prima in Scozia e poi in Inghilterra era tanta. C’era un certa ermeneutica sul Newman difensore del primato della coscienza da ribaltare, quella che vede nel pastore anglicano divenuto cardinale cattolico un propositore d’una visione liberale del cristianesimo. Ratzinger, a parte l’intenso discorso nella Westminster Hall dove ha ricordato l’indisponibilità della coscienza al sovrano e insieme il suo ancoraggio alla ragione umana e di conseguenza ai princìpi della fede, ha affondato poco il colpo su questa visione ben presente anche nel popolo inglese: un paese liberale sulla carta ma intollerante nella pratica soprattutto nei confronti di chi al relativismo dei valori intende contrapporre il fondamento etico del vivere civile.
John Allen, autorevole vaticanista americano, ha seguito il viaggio. Scrive sul National Catholic Reporter: “E’ vero, il Papa ha ribaltato i pronostici catastrofici”. Come? “In parte perché la sua figura è semplicemente più graziosa e gentile di quanto l’immagine pubblica non suggerisca, in parte perché, ancora una volta, ha affermato la sua ‘ortodossia positiva’. Ovvero “ha colpito ma l’ha fatto in tono positivo”.

E’ quella del Papa una strategia premeditata? Probabilmente sì. Comunque sia è una strategia che ha i suoi risultati. E il caso di Kate Hoey lo dimostra. Politica laburista, liberista e convintamente anti cattolica, d’improvviso durante il viaggio papale la Hoey ha annunciato che era stufa dei ‘cavilli usati dagli atei come un’ascia per macinare un libro già scritto contro il Papa’, e che avrebbe aderito di lì in avanti a un partito accogliente con Ratzinger.
Così, il Papa, si è comportato con gli anglicani. Prima ha catturato i loro consensi trattenendo gesti e parole nella solenne cornice del Lambeth Palace. Poi, il giorno dopo, incontrando i vescovi cattolici, ha detto parole chiare circa la sua idea di ecumenismo: profetica è la costituzione apostolica “Anglicanorum Coetibus” che prevede che le comunità anglicane che lo desiderino tornino sotto Roma. Un ecumenismo per tornare con Roma, dunque, e non per meramente dialogare.
Tra le fila cattoliche inglesi è nota una non totale condivisione di molte decisioni prese dal Papa: il motu proprio “Summorum Pontificum”, la revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani, l’“Anglicanorum Coetibus”… Dopo questo viaggio tutto potrebbe mutare. Anche la rivista cattolica The Tablet, non certo arruolabile nelle fila conservatrici del cattolicesimo anglosassone, ha insistito molto sul successo della visita. Non a caso ha riportato l’“historic welcome” che David Cameron ha rivolto al Papa. Scrive The Tablet: “Gli atei, i religiosi e anche cardinali hanno detto prima del viaggio che la Gran Bretagna è un paese laico. Non è così. L’ha ricordato Cameron che in scia al Papa vede un ruolo chiaro per la chiesa nella società”.
(di Paolo Rodari- tratto da "Il Foglio" del 21 Settembre 2010)

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