20 settembre 2010

Caro Gad, siamo tutti ungheresi

Gad Lerner, per prendere parte alla campagna dei politicamente corretti contro la scelta francese di smantellare i campi rom illegali, scomoda la storia che, secondo il titolo del suo articolo, farebbe addirittura “retrofront”.
Si domanda retoricamente se, con le espulsioni di qualche centinaio di rom, “l’Europa derogherà dalla sua conquista democratica più significativa, cioè la libera circolazione dei cittadini dell’Unione in tutti i suoi stati membri”. Poi, con un accento che se venisse da altri puzzerebbe terribilmente di razzismo, attribuisce alle origini ungheresi della famiglia di Nicolas Sarkozy le “pulsioni xenofobe” contro gli zingari. Insomma la storia, invece di seguire la freccia del progresso – identificato con l’annegamento delle identità in un indistinto multiculturalismo – si volgerebbe indietro, col rischio di ritornare alle mostruose tragedie del secolo scorso. Se la storia dell’Europa postbellica ha un segno, è quello di aver consolidato sistemi di governo basati sulla sovranità popolare. Ma anche il processo di centralizzazione continentale dei poteri normativi è una tendenza tutt’altro che univoca. In Europa si va affermando anche il principio che tende a delegare ai livelli territoriali superiori solo le scelte che non possono essere realizzate a quelli inferiori. Confondere la volontà di decidere anche in base a interessi legittimi del territorio con una marcia indietro della storia, puzza di razzismo ideologico. E allora, caro Lerner, siamo tutti ungheresi.
(tratto da "Il Foglio" del 18/09/2010)

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